Le neuroscenze nella Mindfulness
Le neuroscienze rappresentano un argomento molto vasto, quindi abbiamo cercato di presentare le informazioni di base necessarie per comprenderle le neuroscenze attraverso la pratica di mindfulness.
Gran parte del contenuto di questa pagina è stato estratto o adattato dal libro del Dr. Shanida Nataraja " Il cervello nello stato di benessere: le Neuroscienze rappresentano la prova del potere della meditazione", disponibile nel negozio Mindfulnet Amazon si trova nella pagina delle risorse. Tutti gli estratti e le illustrazioni sono state riprodotte con il permesso dell'editore e dell'autore.
Una breve descrizione del cervello
Il cervello umano assomiglia ad una massa grigia rossastra di consistenza gelatinosa dal peso di circa tre sacchi di zucchero e in esso vi sono 100 miliardi di singole cellule cerebrali chiamate neuroni. Ciascun neurone ha un corpo cellulare che ospita il processore, il nucleo.
Ramificandosi nel corpo esistono numerosi dendriti che come dita di una mano si ramificano connettendosi con altri dando origine ad una fitta rete di interconnessioni su tutto il corpo. Ogni neurone può formare più di 1000 differenti interconnessioni con i neuroni vicini e differenti aree del cervello.
Questa estesa rete di connessione permette ai segnali elettrici ed altre informazioni di viaggiare da un centro di elaborazione del cervello ad altre aree in pochi millisecondi.
Il cervello umano è organizzato in modo gerarchico: le parti più antiche controllano i più primitivi ed istintuali modelli di comportamento del cervello; le parti più recenti controllano le funzioni cognitive, sensoriali e motorie più sofisticate. Il cervello umano è costituito da tre blocchi principali: il prosencefalo, mesencefalo e rombencefalo
La parte più antica del cervello umano è rappresentata dal rombencefalo, che si è evoluto più di 500 milioni di anni fa. E 'molto simile al cervello di un rettile moderno, e per questo motivo a volte viene chiamato "il cervello dei mammiferi". E 'responsabile dei riflessi fisiologici automatici coinvolti nel controllo dalla respirazione, il battito cardiaco, la digestione, la coordinazione del movimento e la percezione sensoriale.
Il mesencefalo contiene i neuroni responsabili del controllo della temperatura e la messa a punto di movimento. Esso trasmette le informazioni sensoriali dagli organi sensoriali alla parte anteriore del cervello. Svolge inoltre un ruolo importante nel sistema limbico, un gruppo di strutture cerebrali associate all'espressione delle emozioni.
La parte più evoluti del cervello è rappresentata dal proencefalo che si compone di emisferi cerebrali, ed è ciò che più comunemente consideriamo cervello, inoltre troviamo l'ipotalamo e talamo. Negli ultimi 100.000 anni il peso del cervello umano è triplicato, e la maggior parte di questa crescita e data dallo sviluppo degli emisferi cerebrali. I neuroni del prosencefalo hanno la funzione di controllo cognitivo, sensoriale e motorio, nonché di regolazione delle funzioni riproduttive, il mangiare, ildormire e la visualizzazione delle emozioni.
Emisfero destro ed emisfero sinistro
Anche se si può spesso ci si riferisce al "pensiero dell’emisfero sinistro del cervello" o "del pensiero dell’emisfero destro" esistono molti collegamenti tra i due, e le informazioni sono elaborate utilizzando entrambi gli emisferi del cervello. Studi di imaging hanno dimostrato che la maggior parte delle attività cognitive, come la risoluzione dei problemi o la pianificazione strategica, si attivano contemporaneamente neuroni in più di una regione del cervello, o almeno in stretta successione.
Ad esempio, se si ispeziona un oggetto nuovo, sconosciuto, l'emisfero sinistro esamina l'oggetto per vedere come è stato fatto, da che cosa è formato, i segni distintivi, e tenta di indovinare ciò che l’ oggetto potrebbe essere in base alle informazioni raccolte. Cerca quindi di classificarlo ed esaminarlo in modo logico.
Questo tipo di analisi dà una descrizione parziale. L'emisfero destro invece, guarda l'oggetto da una prospettiva più olistica, osserva le funzioni attraverso la sua forma, o trae indizi su come potrebbe essere stato utilizzato, osserva come l’oggetto viene percepito, oppure osserva le emozioni che può evocare. L'emisfero destro inserisce l’oggetto nel contesto di ciò che gia 'conosce' sul mondo, e quindi offre suggerimenti creativi per stabilirne la funzione. Lavorando insieme come una squadra, attraverso la condivisione di informazioni logiche e creative, i due emisferi sono in grado di generare una descrizione più completa.
Per semplicità di spiegazione, l'emisfero sinistro è associato con l'elaborazione analitica, razionale e logica, mentre l'emisfero destro è associato con il pensiero astratto, la consapevolezza non verbale, percezione visiva e spaziale, l'espressione e la modulazione delle emozioni.
Nel mondo occidentale, la maggior parte degli individui attraversano la loro vita quotidiana in una realtà dominata dal pensiero logico, ossia utilizzando prevalentemente l’emisfero sinistro.
Non cogliendo e non utilizzando il modo di percepire la realtà dell’emisfero destro si genera una notevole attività concettuale: in un certo senso si pensa a troppe cose da fare o addirittura si pone l’attenzione sul fare in modo frenetico, piuttosto che dedicare tempo all’essere. In poche parole, c’è cosi tanto da fare, da pensare, e mai abbastanza tempo per essere.
Emisfero destro e sinistro del cervello e consapevolezza
Secondo il neuroscienziato, dottor Shanida Nataraja, gli occidentali tendono ad utilizzare principalmente l'emisfero sinistro del cervello.
Si può semplificare dicendo che l'emisfero sinistro viene associato con l'elaborazione analitica, razionale e logica, mentre l'emisfero destro è associato al pensiero astratto, alla consapevolezza non verbale, alla percezione visiva e spaziale, l'espressione e la modulazione delle emozioni. Nel mondo occidentale, la maggior parte degli individui attraversa la propria esistenza quotidiana con un approccio dominato dal pensiero analitico, logico, appartenente quindi al lato sinistro del cervello. Perdendo la modalità più completa che si avrebbe utilizzando anche l’emisfero destro del cervello. Questo ha come effetto la tendenza a pensare troppo e concettualizzare troppo senza concedersi il tempo per percepire l’esperienza presente attraverso le sensazioni. In un certo senso di enfatizza molto sul fare, frenetico e compulsivo piuttosto che sull’essere.
La pratica di consapevolezza può portare calma mentale, rallentare o quietare il chiacchierio mentale, quindi l’attività compulsiva del cervello, e ci aiuta a stimolare l’attività della parte destra del cervello.
Attivando l’emisfero destro del nostro cervello attiviamo il sistema nervoso parasimpatico (in contrasto con l'adrenalina liberata invece dal sistema simpatico). Mantenere attivo l’emisfero destro significa diminuire o annullare lo stress e quindi migliorare il nostro benessere e la nostra salute, mentale e fisica.
Secondo gli studi del neuroscienziato Dott. Shanida Nataraja, chi comincia a praticare la meditazione o le pratiche di consapevolezza tende a cominciare con una certa aspettativa , tendendo a generare una certa pressione affinchè i risultati arrivino in fretta. “Siamo ancora qui!” è un classico approccio da parte dell’emisfero sinistro. La conseguenza di questo tipo di approccio razionale, “del fare”, è un rallentamento dei risultati e il dover ritardare i benefici della pratica. Shinda suggerisce che la chiave durante la pratica è di mantenere un atteggiamento gentile con te stesso, riconoscere il pensiero e lasciarlo andare. Questo atteggiamento attiva determinati percorsi nel cervello che riducono l'attività dell’emisfero sinistro del cervello.
Cosa succede nel nostro cervello quando meditiamo?
La Mindfulness e le pratiche di consapevolezza sono classificate come forme passive di meditazione.
Il meditatore inizia con l'intenzione di liberare la mente dai pensieri. Questa intenzione si riflette in un aumento dell'attività nell'area associata all’ attenzione. Mentre placa lentamente la sua mente, ci sono ulteriori aumenti di attività nella zona associata all’ attenzione. Allo stesso tempo, l'attività nella regione della corteccia frontale che circonda la zona associata all’ attenzione diminuisce. Questo è il risultato dell’attenzione concentrata, e riflette un sorta di filtraggio di tutte le informazioni che non sono ritenute importanti. Si volge l'attenzione al presente, al qui ed ora, all'esperienza percettiva momento per momento, istante per istante. Si innesca quindi uno spostamento dell’ attività cerebrale nell’emisfero destro. Questo passaggio da un pensiero “logico-intellettuale” dell’emisfero sinistro ad un approccio più “esperienziale” basato sul percepire, sul sentire l’esperienza piuttosto che analizzarla in modo razionale, intellettuale., ci fa notare come la parte sinistra del cervello non possa “vivere” l’esperienza per quello che è, ma sia incline all’intellettualizzazione.
L’emisfero destro non ha la capacità di catalogare e analizzare l'esperienza; intuitivamente esso semplicemente 'sente'.
Allo stesso tempo, il meditatore diventa anche meno consapevole delle informazioni sensoriali derivanti dal suo ambiente esterno, e quindi diventa meno consapevole del suo orientamento nello spazio e nel tempo. Questa dissoluzione del confine della percezione del proprio corpo, del sé / non-sé, si riflette in una diminuzione di attività nel lobo parietale destro. Non solo hanno un impatto sull'attività nell'area associata all’orientamento (che porta ad una perdita di senso di spazio e / o tempo), ma ha anche un impatto sull'attività dell’emisfero destro implicato nella funzione verbale-concettuale, portando ad una incapacità di trasmettere l'esperienza in modo efficiente attraverso il linguaggio. Questa catena di eventi provoca l'attivazione di due strutture importanti nel sistema limbico. Ci sono ampie connessioni tra la zona associata all’orientamento del lobo parietale e l'ippocampo, che a sua volta stimola l'amigdala. Queste due strutture sono responsabili dell'assegnazione di significato emotivo per le nostre esperienze. L'attivazione dell'ippocampo trasmette il significato emotivo dell'esperienza e imprime l'esperienza emotiva come impronta nella nostra memoria a lungo termine.
Durante la pratica della meditazione l'attivazione dell'amigdala conferisce significato emotivo per la mancanza di informazioni sensoriali. Attraverso queste azioni sull’ ipotalamo, l’amigdala modifica l'attività del sistema nervoso autonomo.
La pratica induce inizialmente ad un stato di benessere che deriva dall'attivazione massima del sistema nervoso parasimpatico (rilassamento), e poi, attivazioni neurali differenti, ormonali e altri fattori scatenanti provocano uno stato di attivazione massima della (eccitazione) del sistema nervoso simpatico, producendo uno stato mentale chiaro e vigile. Altri effetti che si possono evidenziare sono costituiti da un rallentamento del ritmo respiratorio, del battito cardiaco e della pressione sanguigna. Questi effetti sono il risultato dell'effetto della amigdala sulle strutture del mesencefalo che controllano queste funzioni.
Entrambe le aree associate all’orientamento di sinistra e destra e verbale-concettuali sono quindi spente. La mancanza di attività nella zona associata all’orientamento dà luogo ad un senso di unità e totalità, dove la mancanza di attività nell’emisfero sinistro e nell'area associata all’orientamento comporta la dissoluzione del sé / non-sé di confine.
Incremento delle capacità cognitive attraverso la meditazione ci consapevolezza Mindfulness
Alcuni di noi hanno bisogno di quantità regolari di caffè o altri esaltatori chimici per rendere l’attenzione più nitida. Uno studio recente suggerisce che la pratica di consapevolezza avrebbe aumentato il nostro senso di lucidità altrettanto efficacemente.
Le ricerche effettuate utilizzando la neuroimaging hanno dimostrato che le tecniche di meditazione possono promuovere significativi cambiamenti nel aree del cervello associate alla concentrazione, e sino ad oggi si credeva che questo potesse essere possibile solo attraverso una pratica consolidata in un periodo piuttosto lungo.
Sorprendentemente, gli studi più recenti dimostrano che i benefici sono realizzabili anche senza un periodo di addestramento così lungo. Gli psicologi che studiano gli effetti di una tecnica di meditazione chiamata "mindfulness" hanno riscontrato che i partecipanti al training di questa pratica, hanno mostrato un significativo miglioramento delle loro capacità cognitive critiche (e risultati sono risultati significativamente più elevati nei test cognitivi rispetto ad un gruppo di controllo) dopo soli quattro giorni di formazione attraverso una pratica di soli 20 minuti al giorno.
La neuroscienza delle emozioni
Le emozioni si attivano nel cervello attraverso i pensieri, che sono spesso inconsapevoli.
Quando ci troviamo di fronte ad una potenziale minaccia, questo può innescare emozioni come la paura, la rabbia o la voglia di fuga (a volte chiamato "amigdala hyjack"). Il tipo di reazione è spesso sproporzionata rispetto alla provocazione vera e propria.
Quando in preda a queste emozioni, la tua capacità di pensiero superiore "cervello razionale" è diminuita, si rischia di tornare a comportamenti automatici ed istintivi memorizzati nei gangli basali.
La pratica della consapevolezza ci aiuta a riconoscere e osservare i nostri modelli di pensiero. In seguito si sviluppa la capacità di riconoscere il sorgere dei pensieri imparano ad osservarli in maniera distaccata, senza la necessità di essere coinvolti in essi o reagire compulsivamente ad essi con altre concettualizzazioni evitando quindi l’innescarsi di reazioni emotive o “automatiche.