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Conosci te stesso
Nella mente ha origine la sofferenza;nella mente ha origine la cessazione della sofferenza.-Buddha
Se vuoi conoscere il passato, guarda il tuo presente. Se vuoi conoscere il futuro, guarda il tuo presente. -Buddha
Tutti gli esseri senzienti anelano alla felicità, desiderano essere liberi dalla sofferenza.- Dalai Lama
Tutti gli esseri senzienti anelano alla felicità, desiderano essere liberi dalla sofferenza.- Dalai Lama

Il concetto di mindfulness affonda le sue origini nelle tradizioni contemplative buddiste, e rappresenta una fase specifica della pratica di Samatha che a sua volta rappresenta la prima fase concernente

la stabilizzazione concentrativa nella pratica di Vipassana (Sanscrito: Vipasyana).

Il termine mindfulness deriva dalla parola “Sati” in lingua Pali e fa riferimento a uno stato caratterizzato da “presenza mentale” in cui i fenomeni interni ed esterni, da un lato vengono visti come realmente sono (privi di un sé intrinseco e forieri di sofferenza) e dall’altro, si fa distinzione tra i fenomeni e le proiezioni e distorsioni mentali (Uchiyama 2004, Tsoknyi 1998, Thera 1973).

Si narra che il Buddha o “Risvegliato”, interrogato da un discepolo circa la sua natura divina, rispose semplicemente “Sono sveglio”.
La parola Sati rimanda anche al verbo Sarati che significa “ricordare”. Lo sviluppo di Sati conduce ad aumentare la capacità di ricordarsi dei propri pensieri, comportamenti, tendenze mentali e delle loro conseguenze su di sé e sugli altri, permettendo di imparare dai propri errori e quindi, di progredire sul cammino dell’etica .
La pratica e lo sviluppo della “nuda attenzione” e della “consapevolezza pura” come spesso è descritta la mindfulness, non è il fine ma è un conseguimento di valore, in quanto aiuta a ridurre la sofferenza degli esseri senzienti. Infatti, lo sviluppo della mindfulness o Sati come “presenza mentale” e come “ricordarsi”, porta all’aumento della consapevolezza delle proprie intenzioni, emozioni, pensieri, parole e azioni e delle conseguenze che possono avere su di sé e sugli altri. In questo modo, la persona può raggiungere una maggiore chiarezza riguardo a ciò che deve essere fatto (ciò che è salutare) e a ciò che non dovrebbe essere più fatto (pensieri e azioni non salutari) (Dhammika 1990). Questo discernimento è compito della saggezza (prajna), “fattore mentale che distingue lo stato ontologico delle cose e fornisce la conoscenza delle cause, condizioni e implicazioni dei processi, dei contenuti e delle conseguenze delle proprie esperienze nei termini delle loro conseguenze etiche e del loro accordarsi o meno con le proprie intenzioni” (Chiesa 2011, p. 8). Nella tradizione buddista, la mindfulness, l’etica e la saggezza sono profondamente legate tra di loro e ognuna di loro influenza lo sviluppo delle altre.
Di conseguenza, la tradizione buddista definisce la mindfulness come uno stato di costante consapevolezza del momento presente e il continuo ricordarsi dei propri pensieri, tendenze e abitudini, emozioni e azioni e delle loro conseguenze su di sé e sugli altri. Lo sviluppo della mindfulness è volto a ridurre ed eliminare la sofferenza legata a una scorretta comprensione della realtà. La mindfulness, insieme all’etica e alla saggezza, aiuta ad avere una sempre più chiara comprensione di ciò che è salutare e va perseguito e ciò che non lo è e va abbandonato.

 
Il fondatore dell’uso clinico moderno della mindfulness, Jon Kabat Zinn, la definisce come “il processo di prestare attenzione in modo particolare: intenzionalmente, in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza nel presente momento dopo momento” . La mindfulness è inoltre definita come la consapevolezza che emerge
dal porre attenzione al momento presente sospendendo il giudizio .
Vivere in maniera mindful l’esperienza del momento presente vuol dire viverla prestandole attenzione senza giudicarla, accogliendola in maniera gentile, accettante, amorevole,
compassionevole. La relazione che la persona ha con le proprie esperienze interne ed esterne è caratterizzata da attenzione consapevole e accettazione.
La mindfulness è quindi caratterizzata da due componenti strettamente interconnesse tra loro, la prima è  l’abilità di dirigere l’attenzione al momento presente (autoregolazione dell’attenzione) e la seconda consiste nell’Attitudine e atteggiamento con cui l’attenzione viene rivolta, in stato di curiosa osservazione, apertura e accettazione.
Componenti che  permettono alla persona di relazionarsi in una modalità mindful alle proprie esperienze (con consapevolezza, accoglienza e accettazione). La mindfulness viene infatti anche
detta “modalità dell’essere” o del “non fare” (Kabat-Zinn 1990) per la caratteristica del vivere tutto ciò che sorge dall’esperienza, scevro da alcuna intenzione di cambiarlo, respingerlo o trattenerlo, ma lasciandolo essere e lasciandolo scorrere.
La mindfulness come consapevolezza corrisponde a una modalità di relazione con
i propri pensieri, emozioni e sensazioni del momento caratterizzata  dalla disidentificazione, per cui la persona vive i propri stati mentali come stati mentali e non come “fatti” (es. “il pensiero non è un fatto né sono io”).
In sintesi,  la mindfulness viene definita  come una specifica modalità di vivere l’esperienza interna ed esterna con attenzione consapevole, senza giudicarla, accogliendola e accettandola momento dopo momento così com’è, senza identificarsi nei propri contenuti mentali. Si tratta quindi di un continuo stato di consapevolezza, una funzione naturale della mante che va semplicemente coltivata attraverso la pratica. 

Tale modalità di comprensione non concettuale, di semplice presenza mentale, attenzione cosciente a ciò che appare nella mente nel momento presente, apre la possibilità alla disidentificazione dai «contenuti» mentali, dai condizionamenti mentali e dai meccanismi di reazione, un atto di profonda potenzialità terapeutica.
L’essenza della Mindfulness è  sviluppare una dimensione  dell’essere più che del fare, del puro conoscere ciò che sperimentiamo, che ci permetta  di vivere momenti sempre più ricchi di consapevolezza prima ancora di mettere in atto meccanismi di risposta automatici ed impulsivi.

La Mindfulness non intende indurre nuovi stati emotivi o specifici stati benefici, ma semplicemente ripristinare la propria presenza consapevole nel momento presente cosi come avviene,  piacevole o spiacevole che sia.

Nella  Mindfulness non si vuole modificare l'esperienza vissuta, ma il modo di essere nell’esperienza, la qualità con cui sperimentiamo la nostra esperienza con comprensione sincera ed autentica.
La Mindfulness è un percorso per riscoprire e ricontattare la propria sensibilità, tornare a vivere la propria esperienza con una prospettiva di autentica consapevolezza, in grado di migliorare la nostra vita e le nostre relazioni.

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